I miracoli di Gesù

(118)

L'indemoniato (da 420.3 a 420.6)

"Va' via! va' via! Indietro o ti uccido!"
"Ecco l'ossesso che ci ha visti! Io me ne vado."
"Io pure."
"Ed io vi seguo."
"Non temete. Rimanete e vedete."
Gesù è così sicuro che i... coraggiosi ubbidiscono, ponendosi però dietro a Gesù. Anche i discepoli restano indietro. Gesù va avanti solo e solenne, come nulla vedesse e udisse.
"Va' via!" L'urlo della voce è lacerante. Ha del ringhio e dell'ululato. Pare impossibile possa uscire da gola umana. "Va' via! Indietro! Ti uccido! Perchè mi perseguiti? non ti voglio vedere!"
L'ossesso balza, completamente nudo, bruno, con barba e capelli lunghi e scomposti. Le ciocche nere e ispide piene di foglie secche e polvere gli ricadono sugli occhi torvi, iniettati di sangue, roteanti nelle orbite, fin sulla bocca aperta nell'urlo e in folli risate che paiono un incubo, sulla bocca che spuma e sanguina perchè il forsennato se la percuote con una selce aguzza e dice: "Perchè non ti posso uccidere? Chi mi lega la forza? Tu? Tu?"
Gesù lo guarda e procede.
Il pazzo si rotola al suolo, si morde, spuma più ancora, si colpisce con la sua selce, riscatta in piedi, punta l'indice verso Gesù che fissa stravolto e dice: "Udite! Udite! Costui che viene è...."
"Taci, demonio dell'uomo! Te lo comando."
"No! No! No! Non taccio, no, non taccio. Che vi è fra noi e Te? Perchè non ci dài bene? Non ti è bastato averci confinati nel regno d'inferno? Non ti basta venire, esser venuto a strapparci l'uomo? Perchè ci respingi là in fondo? Lasciaci abitare nelle nostre prede! Tu grande e potente passa e conquista, se puoi. Ma lascia che noi si goda e si nuoccia. Per questo siamo. Oh! mal.... No! non lo posso dire! Non te lo far dire! Non te lo far dire! Non posso maledire Te! Ti odio! Ti perseguito! Ti aspetto per torturarti! Odio Te e Colui da cui procedi e odio Quello che è il vostro Spirito. L'Amore lo odio, io che Odio sono! Ti voglio maledire! Ti voglio uccidere! Ma non posso. Non posso ancora! Ma ti aspetto, o Cristo, ti aspetto. Morto ti vedrò! O ora di gioia! No! Non gioia! Morto Tu? No. Non morto. Ed io vinto! Vinto! Sempre vinto! ...Ah!!!..."
Il parossismo è al colmo.
Gesù prosegue verso l'ossesso tenendolo sotto il raggio dei suoi occhi magnetici. E' tutto solo, ora, Gesù. Apostoli e popolani sono rimasti indietro. Questi dietro gli apostoli. E gli apostoli scosti un trenta metri almeno da Gesù.
Degli abitanti del paese, che pare molto popolato e, mi pare anche, ricco, sono usciti, attratti dalle grida, e guardano la scena pronti anche loro a fuggire come l'altro gruppo. Così la scena è in questo modo: al centro l'ossesso e Gesù, a pochi metri ormai l'uno dall'altro; dietro Gesù, a sinistra, apostoli e popolani; a destra, dietro l'ossesso, i cittadini.
Gesù, dopo il comando di tacere, non ha più parlato. Fissa solo l'ossesso. Ma ora Gesù si arresta e alza le braccia, le tende verso l'indemoniato, sta per parlare. Gli urli divengono veramente infernali. L'ossesso si contorce, fa salti a destra e a manca, in alto. Pare voglia o fuggire o avventarsi, ma non può. E' inchiodato lì e tolto il suo divincolio non gli è concesso altro moto.
Quando Gesù tende le braccia, a mani tese come chi giura, il folle urla più forte e dopo aver tanto imprecato e riso e bestemmiato si pone a piangere e a supplicare. "Nell'inferno, no! No, nell'inferno! Non mi ci mandare! E' orrida la mia vita anche qui, in questa carcere d'uomo, chè io voglio scorrere il mondo e sbranarti i tuoi creati. Ma là, là, là!... No! no! No! Lasciami fuori!..."
"Esci da costui. Te lo comando."
"No!"
"Esci."
"No!"
"Esci!"
"No."
"Nel nome del Dio vero, esci!"
"Oh! Perchè mi vinci? Ma non esco, no. Tu sei il Cristo, Figlio di Dio, ma io sono..."
"Chi sei?"
"Io sono Belzebù, Belzebù sono, il Padrone del mondo, e non mi piego. Ti sfido, o Cristo!"
L'ossesso si immobilizza di colpo, rigido, quasi ieratico, e fissa Gesù con occhi fosforescenti, muovendo appena le labbra su parole non intelliggibili e facendo, con le mani portate verso le spalle, i gomiti flessi, dei lievi movimenti.
Gesù si è fermato. A braccia, ora, conserte sul petto, lo fissa. Anche Gesù muove appena le labbra. Ma non odo parola.
I presenti sono in attesa e in contrasto fra loro:
"Non ci riesce!"
"Sì, ora il Cristo riesce."
"No. Vince l'altro."
"E' ben forte."
"Sì"
"No."
Gesù disserra le braccia. Il suo volto è un bagliore di imperio, la sua voce un tuono. "Esci. Per l'ultima volta. Esci, o Satana! Io son che comando!"
"Aaaaah!" (è un urlo lunghissimo di strazio infinito. Non l'ha così chi viene lentamente trapassato da una spada). E poi l'urlo si concreta in parole: "Esco, sì. Mi hai vinto. Ma mi vendicherò. Tu cacci me, ma un demone l'hai al fianco e in quello entrerò per possederlo, investendolo di ogni mio potere. E non ci sarà comando tuo che lo strapperà a me. In ogni tempo, in ogni luogo io mi genero figli. Io, l'autore del Male. E come Dio da Se stesso si è generato, io, ecco, da me stesso mi genero. Mi concepisco nel cuore dell'uomo, e costui mi partorisce, partorisce un nuovo Satana che è se stesso, ed io giubilo d'aver tanta prole! Tu e gli uomini sempre troverete queste mie creature che sono altrettanti me. Vado, o Cristo, a prendere possesso del mio nuovo regno, come Tu vuoi, e ti lascio questo straccio di uomo malmenato da me. Per lui che ti lascio, elemosina di Satana a Te, Dio, mi prendo mille e diecimila ora, e li troverai quando sarai Tu un lurido sbrendolo di carne data in ludibrio ai cani, e ne prenderò nei secoli e nei secoli, diecimila e centomila, per farne il mio strumento e il tuo tormento. Credi di vincere alzando il tuo Segno? I miei lo abbatteranno e io vincerò.... Ah! no che non ti vinco! Ma ti torturo in Te e nei tuoi!"
Si ode un fragore come di fulmine. Ma non c'è guizzo di luce nè brontolio di tuono. Solo uno schianto secco e lacerante, e mentre l'ossesso cade come morto al suolo e vi resta, un grosso tronco presso i discepoli cade a terra come se a circa un metro dal suolo fosse stato segato da una sega fulminea nell'operare. Il gruppo apostolico fa appena in tempo a scansarsi. I popolani, poi, fuggono del tutto.
Ma Gesù, che si è curvato sul prostrato e lo ha preso per mano, si volge, stando così curvo e con la mano del liberato nella sua, e dice: "Venite. Non temete!"
Timorosa la gente si accosta.
"E' guarito. Portate una veste."